Doping, Cardoso non ci sta: pronta una battaglia legale con l’UCI
André Cardoso ha dovuto aspettare 18 mesi per apprendere che sarebbe stato squalificato per quattro anni. Risultato positivo all’EPO nel giugno 2017, infatti, quando richiese le controanalisi i risultati furono “inconcludenti”. Proprio per questo motivo il portoghese non accetta la decisione dell’UCI, perché secondo lui, se il campione B risulta negativo, dovrebbe annullare quello positivo. Le sue controanalisi sono state invece classificate come atipiche, lasciando all’UCI il compito di interpretare i risultati dei due campioni.
“Da 16 mesi stavo lottando per questa sentenza – spiega amareggiato Cardoso in un’intervista riportata da es ciclismo – Fin dall’inizio però si era capito che l’UCI volesse usarmi come esempio per creare un precedente e sanzionare tutti i ciclisti con l’analisi di un solo campione, ignorando tutto il processo […] Se si fosse trattato di un caso chiaro si sarebbe concluso rapidamente”.
Il 34enne di Porto spiega poi di aver fatto il controllo con tranquillità, visto che se avesse avuto qualcosa da nascondere non avrebbe aperto ai commissari dell’anti-doping. Il prossimo passo è quello di far analizzare i suoi campioni ad un medico imparziale, il nederlandese Douwe de Boer, per poi fare ricorso alla decisione dell’UCI: “In questo momento voglio valutare tutte le opzioni, ma l’intenzione è quella di raccogliere fondi per intavolare una battaglia legale e continuare a cercare di dimostrare la mia innocenza. Per me è anche una questione di giustizia, perché se non sei un ciclista di primissimo livello non hai le risorse finanziare per combattere queste decisioni”.
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